Alle proteste e preoccupazioni dei comitati e dell’associazione Astri, risponde Andrea Falchini di Next Technology Tecnotessile, referente tecnico e scientifico del progetto che prevede la realizzazione di un nuovo impianto per il riutilizzo dei rifiuti e degli scarti tessili a Prato, in via di Baciacavallo al posto del campo sportivo del Paperino San Giorgio.
Falchini, direttore tecnico, conferma che per la cernita i sensori ottici funzionano bene, ed entro il 2026 ci saranno soluzioni ancora migliori:
“Ci basiamo sui fatti. In Svezia, a Malmo nel 2021 c’è stato un primo utilizzo di questa tecnologia nel tessile. Nel mondo c’erano già impianti simili, che però si dedicavano alla plastica, al food o ai chip elettronici. Adesso l’utilizzo si è spostato anche nel tessile”.
Per quanto riguarda i risultati, Falchini conferma che si tratta di buoni risultati, grazie a un impianto che lavora 4,5 tonnellate all’ora e con prospettive ancora migliori da qui al 2026, con turni di lavoro da 8 ore ciascuno per un’ipotesi di impiego di 50 dipendenti.
Insomma, un hub che fa raccolta di abiti usati e scarica tessili, smistando e avviando alle rispettive filiere le materie prime seconde. Delle 20 mila tonnellate di abiti usati che in un anno entreranno nell’hub, il 60% circa troverà ricollocazione nel mercato dell’usato e il 40% andrà a cernita col lettore ottico a infrarossi. Le tonnellate di scarti tessili trattati saranno invece 14mila.
Next Technology Tecnotessile, che a fianco ad Alia si occupa della parte tecnologica del progetto e della partecipazione al bando del Pnrr, crede fermamente nel trasferimento tecnologico verso il territorio. Afferma Fachini:
“Vedo questo hub come l’ingresso di una nuova tecnologia che può portare vantaggi al territorio, e che si integra con le altre realtà presenti. È un’opportunità, non un rischio”.